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etcetera

     

dimanche, décembre 22, 2002

 
Un libro per San Giuliano
Andrea Valente, il disegnatore della PecoraNera aveva pensato di aiutare a ricostruire la biblioteca della scuola di San Giuliano di Puglia, crollata col terremoto.
La raccolta č terminata e, d'accordo con il Preside della scuola di San Giuliano, i libri saranno inviati entro la fine di gennaio 2003.
Se qualcuno volesse ancora contribuire, puň spedire il suo libro, anche usato, purchč in buone condizioni, a:

professor Giuseppe Colombo
Scuola Media di San Giuliano
86040 San Giuliano di Puglia

scrivendo sul pacco "mi manda la Pecora Nera"

RegalaLibro
 
Una battaglia per la dignitŕ di NELSON MANDELA

UN FAMOSO poeta ha detto: "I codardi periscono molte volte prima della loro morte. Gli uomini coraggiosi, invece, conoscono la morte una sola volta". Ci sono tante persone nel mondo che possono aiutare a vincere, attraverso il loro coraggio, la lotta contro l'Aids. Spesso mi chiedono chi sia per me un vero eroe. Rispondo che per me non č qualcuno che ricopre una posizione importante. Anzi, considero eroi le persone semplici, uomini e donne comuni, che si impegnano per combattere la povertŕ ovunque sia. ente che si preoccupa di curare malattie diaboliche come č l'Aids.

Finché ci saranno questi piccoli, grandi eroi, il mondo continuerŕ ad avere speranza. L'Aids oggi provoca piů morti di qualsiasi guerra, carestia o calamitŕ naturale. Sta devastando le nostre famiglie, ha reso impossibile il lavoro negli ospedali, priva le scuole di studenti e professori. L'economia ne soffre, e ne soffrirŕ sempre di piů, perde lavoratori, produttivitŕ e profitto.

Le case farmaceutiche devono dimostrare coraggio e prendersi finalmente le loro responsabilitŕ. Finora hanno sfruttato la drammatica situazione sanitaria che esiste nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, per caricare sulle medicine prezzi esorbitanti che vanno al di lŕ della normale capacitŕ di spesa dei governi e dei malati. Questo comportamento č totalmente sbagliato e deve essere condannato con ogni mezzo. E bisogna che cadano al piů presto i veti alla diffusione dei prodotti a basso costo.

La prioritŕ dei governi del continente africano deve essere oggi riuscire a prevenire l'espandersi del virus e dare medicine agli ammalati. Esperienze come quelle giŕ realizzate in Uganda, Senegal e Tailandia dimostrano che č possibile. Il Sudafrica ha avuto ragione e diritto nel voler ricorrere a medicine generiche che costano molto meno di quelle tutelate da brevetto.

Finora, non č stato fatto tutto ciň che era possibile per convincere le case farmaceutiche a cambiare il loro approccio. Credo che non ci sia nulla di piů importante: l'arma del dialogo deve essere vincente. Se andiamo avanti con un chiaro piano per convincere l'industria a stabilire prezzi abbordabili per tutti gli ammalati, sono sicuro che il risultato sarŕ positivo.

Ho visto morire una nipote e due pronipoti di Aids. Non c'č nessuna vergogna ad ammettere di avere una malattia e che potrebbe essere fatale. Quando ero in prigione ho avuto la tubercolosi. Da uomo libero ho combattuto con un cancro alla prostata. E ogni volta l'ho detto pubblicamente senza che nessuno mi discrimini per questo. Lancio un appello a riflettere su come ci comportiamo: non dobbiamo trattare i sieropositivi come se fossero portatori di un marchio d'infamia. Dobbiamo abbracciarli e amarli. Dobbiamo lottare contro la povertŕ e per i diritti umani. Ma dobbiamo anche imparare a essere vicini ai nostri cari e incoraggiarli a non perdere la speranza. La determinazione a vivere č importante quanto le medicine.

Repubblica

 
Bloccato l'accordo al Wto sulla diffusione a basso costo dei prodotti salva-vita
Veto degli Stati Uniti sui farmaci anti-Aids
No agli sconti per i paesi poveri: "E' una nuova apartheid"


IL REGALO di Natale per 30 milioni di sieropositivi in attesa di cure non arriverŕ. E neanche per i malati di tubercolosi, di malaria e di altre patologie tropicali che vivono in paesi poveri e non si possono permettere di acquistare medicine al prezzo di mercato. Gli Stati Uniti hanno deciso: niente accordo, i monopoli farmaceutici non si toccano, le terapie si comprano alle condizioni di chi detiene i brevetti. E' ormai battaglia aperta all'interno del Wto: i paesi africani che urlano e gridano allo scandalo contro Washington ("Questo č una nuova apartheid"), l'Unione europea che cerca di mediare mentre alcuni paesi (India e Brasile) sbattono la porta e se ne vanno.

Resta solo il direttore del Wto, il tailandese Supachai Panitchpakdi, che aveva promesso una nuova immagine dell'istituzione dopo le contestazioni di Seattle e adesso č costretto ad ammettere: "E' grave e deludente. Rischiamo di screditarci di fronte all'opinione pubblica". Era l'ultima occasione per concludere l'accordo che permette ai governi del Terzo mondo di produrre o importare farmaci salva-vita a basso costo. E invece venerdě, a tarda sera, un comunicato annuncia la sconfitta. I 144 paesi del Wto non riescono a mantenere la promessa pronunciata nel novembre 2001 al vertice di Doha.

Restano cosě intatti i brevetti ventennali sulle medicine. Nel caso dell'Aids significa che continuerŕ il monopolio delle sette compagnie farmaceutiche che hanno l'esclusiva delle terapie fino al 2016. Chi contravviene rischia cause legali e pesanti sanzioni commerciali. "Si tratta di difendere i nostri investimenti in ricerca e sviluppo per nuove medicine. Abolire queste regole avrebbe conseguenze devastanti per gli ammalati di tutto il mondo" giustifica Alan Holmer, presidente americano di Pharma. "Non č tollerabile che medicine vitali siano riservate a pochi privilegiati mentre milioni di ammalati muoiono", ribatte Gro Harlem Brundtland, direttrice dell'Organizzazione mondiale della Sanitŕ.

Gli sherpa del Wto avevano trovato un compromesso sulle emergenze sanitarie piů gravi: Aids, malaria e tubercolosi. Erano previste anche una quindicina di altre malattie tropicali. Dopo infinite discussioni quasi tutti i paesi avevano accettato. Ma non gli Stati Uniti. "Si tratta di un testo troppo vago e flessibile", ha spiegato l'ambasciatrice di Washington, Linnet Deily, preoccupata di non vedere abbastanza garantita la potente lobby farmaceutica, "Big Pharma".

Per le multinazionali l'accordo di Ginevra č pieno di rischi. Il via libera ai farmaci generici rappresenta almeno 50 miliardi di dollari di mancato incasso. Inoltre, con il nuovo accordo, i brevetti potrebbero essere ignorati anche per malattie non contagiose come il diabete o l'asma. E poi, aggiungono gli esperti, non c'č alcuna garanzia che i farmaci prodotti a prezzi scontati nei paesi poveri non siano poi importati illegalmente in Occidente.

Ora le organizzazioni umanitarie, come Oxfam e Medici Senza Frontiere, rilanciano: "Se i politici non sono in grado di trovare un accordo noi sosterremo il contrabbando di farmaci per impedire alla gente di morire". Le discussioni del Wto dovrebbero riprendere con l'inizio dell'anno, forse entro l'estate ci sarŕ una nuova conferenza. "Devo ricordare a tutti che non si tratta soltanto di commercio ma anche di una questione umanitaria", protesta il direttore Supachi. "Volevamo tutti un accordo. La posizione americana ci ha deluso", aggiunge l'ambasciatore canadese Sergio Marchi. Il diplomatico brasiliano, Antonio de Aguilar Patriota, confessa: "Sembrava di assistere a un dialogo tra sordi".

L'America rimane ferma sulle sue posizioni. "Questo fallimento non č affatto un disastro - ha commentato il sottosegretario al commercio Usa, Grant Aldonas - Le medicine giŕ esistono e le societŕ americane finanziano meccanismi per farle arrivare ai paesi africani".

di ANAIS GINORI su Repubblica

"Su cio' di cui non si puo' parlare, non si deve tacere... ma si deve scrivere"

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