Sono oltre 13.000 gli Sms arrivati nei primi 50 giorni di attivazione
del servizio. Tanti messaggi di pace, ma non solo, anche di solidarietŕ,
di stima, di incoraggiamento, di vera vicinanza. Per questo vogliamo
ancora una volta dire grazie a tutte le persone che hanno utilizzato
questo mezzo per sostenerci e per comunicare con noi.
Grazie a chi ha scritto che "e' disoccupato e non puo' fare di piu'
anche se vorrebbe", a chi ci scrive di "non mollare", a chi sintetizza
in un affettuoso VVB, a chi manda un sms al giorno, a chi ne manda
uno solo, a chi ne manda 10 di seguito.
A tutti ricordiamo che il numero 44410 per donare 1 euro resterŕ attivo
fino al 31 dicembre 2003.
Ulteriori info:
http://www.emergency.it/iniziative/timperemergency.shtml segnalato da una MenteLunatica alle 4:36 PM
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IL CASO MONDADORI - Parte 2 di Marco Travaglio
Bugie e quattrini Che cosa ha convinto la Procura e il Tribunale di Milano del fatto che quella sentenza fosse "comprata"? Che Metta, il quale si definisce "integerrimo", fosse un corrotto? Anzitutto la biografia di Metta. E' amico dell'avvocato romano Giovanni Acampora (ex ufficiale delle Fiamme Gialle coinvolto nello scandalo delle frodi petrolifere e poi consulente Fininvest), cosi' amico da lasciargli tutti i suoi numeri riservati, persino quello della suocera. Ma non si fa scrupoli a scrivere una sentenza che lo assolve in una coda del processo petroli. Ne' tantomeno ad affidargli la gestione di un'eredita' lasciatagli da un ex collega, Orlando Falco, ovviamente su conti esteri, senza una lira di tasse. Nel '94, poi, il giudice va anzitempo in pensione per diventare avvocato. A Roma gli studi legali sono alcune migliaia, ma Metta sceglie proprio quello di Cesare Previti, portando con se' anche la figlia Sabrina. Per un compenso annuo di 100 milioni. Il giudice giura di aver conosciuto Previti solo dopo la pensione, nel '94. Ma dai tabulati telefonici risultano parecchie chiamate fra i due fin dal 1992-'93: segno di una familiarita' che non avrebbe senso negare, se non si avesse qualcosa da nascondere.
Poi c'e' la sentenza Metta sull'Imi-Sir, quella di appello che liquida definitivamente ai Rovelli il maxi-risarcimento di 1000 miliardi, anche quella - secondo i giudici milanesi - comprata. E ci sono le bugie del giudice sulla sentenza-lampo che annullo' il lodo Mondadori: "La sentenza fu dattiloscritta nella segreteria della Corte d'appello dalla dattilografa Gabriella B. Man mano che procedevo nella stesura della motivazione, a lei consegnavo parte del manoscritto, che veniva battuto in videoscrittura". Ma la segretaria, interrogata al processo, lo smentisce. E nessun' altra in servizio in quell'ufficio ricorda di aver battuto in quei giorni a macchina sentenze di Metta.
Infine, i soldi. "I piccioli", come li chiama alla siciliana Ilda Boccassini. Le carte bancarie parlano chiaro. Il 15 febbraio 1991, esattamente un mese dopo la sentenza Mondadori, dal conto Ferrido alimentato dalla All Iberian (la societa' occulta e parallela della Fininvest, con sede nelle Isole del canale) e aperto dal tesoriere berlusconiano presso il Credito Svizzero di Chiasso, parte un bonifico di 3 miliardi e 36 milioni di lire a favore del conto "Mercier" di Previti. Il 26 febbraio l'esatta meta' della somma (un miliardo e mezzo) riprende il volo alla volta del conto "Careliza Trade" di Acampora. Questi, il 1° ottobre, bonifica 425 milioni a Previti, che li dirotta in due tranche (225 e 200 milioni, l'11 e il 16 ottobre) sul conto "Pavoncella" dell'avvocato Attilio Pacifico. Questi, a sua volta, preleva entrambe le somme in contanti, il 15 e il 17 ottobre, e le fa recapitare in Italia a un misterioso destinatario: secondo l'accusa e' Vittorio Metta. Il quale, nei mesi successivi, riceve da un misterioso donatore 400 e rotti milioni, sempre in contanti, che versa a titolo di caparra per acquistare da un'anziana signora un appartamento a Roma. Tutto in contanti, tutto in nero.
Il "privato corruttore" Dell'ultimo passaggio di denaro - da Pacifico a Metta - mancano i riscontri documentali: l'operazione e', appunto, cash. Ma ogni giustificazione fornita dall'ex giudice sulla provenienza di tanta liquidita' e' stata smentita dai fatti. Metta sostiene che i 400 milioni arrivavano dall'eredita' Falco. Ma dai conti di Falco, in quel periodo, non risultano uscite paragonabili a quella cifra. Ne' risultano prelievi analoghi dai conti di Metta, sui quali anzi il giudice in quel periodo verso' un sacco di quattrini.
Infine, le bugie degli altri imputati. Previti spiega quel miliardo e mezzo ad Acampora come un normale investimento. Acampora conferma: "Previti partecipo' cosi' al capitale della societa' Mochi-Craft". Ma nessuno dei due riesce a esibire un solo documento dell'affare. E poi, se era un investimento, perche' mai pochi mesi dopo Acampora "restitui'" 425 milioni a Previti? "Erano - spiega Acampora - la sua meta' di una parcella di 800 milioni pagataci dal gioielliere Gianni Bulgari per una causa che avevamo seguito io e Previti". Poi pero' si scopre che c'era pure un terzo avvocato: il professor Gambino. Come far uscire la sua parte, se Previti da solo aveva intascato piu' della meta'? Imbarazzo nelle difese. Poi Acampora si supera: "Gambino lo pagammo molto meno, 150-200 milioni, o roba del genere". Ma i conti non tornano ugualmente. Come pure l'ultimo passaggio: quello fra Previti e Pacifico. I due parlano di una "compensazione": Previti bonifica in Svizzera certe somme che poi Pacifico ritira in contanti e gli consegna in Italia. Ma queste compensazioni, dal 1990, Previti non le affidava piu' a Pacifico ("troppo caro: chiedeva una provvigione del 3%"), bensi' al gioielliere Carlo Eleuteri. Strano che, proprio e soltanto quella volta, fosse tornato all'antico amore. Il perche', secondo Ilda Boccassini, e' semplice: "Perche' quella volta la somma riportata in Italia non era destinata a Previti". Ma "a Metta Vittorio". In cambio della sentenza Mondadori. Una tangente che arriva da lontano: dalla All Iberian. Cioe' dalla Fininvest. Una tangente che - come hanno scritto la Corte d'appello e la Cassazione salvandolo per prescrizione- ha un preciso mandante, un "privato corruttore". Silvio Berlusconi. Il quale ieri ha parlato di "sentenza golpista contro il governo". Il suo governo, di cui Previti non fa parte. A suo modo, il Cavaliere ha confessato segnalato da una MenteLunatica alle 4:32 PM
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IL CASO MONDADORI - Parte 1 di Marco Travaglio
"Basta, non voglio piu' restare sul sedile posteriore della Mondadori". Morde il freno, Silvio Berlusconi, nel 1988. Non gli bastano Canale 5, Italia1 e Rete4, non gli bastano il Giornale di Montanelli (dove oltretutto non puo' metter naso) e Sorrisi e canzoni tv. Vuole portare a casa anche la Mondadori, di cui e' un azionista minore dopo aver rilevato le azioni di Leonardo. Tutta la Mondadori, con i suoi libri e soprattutto i suoi giornali: Repubblica, Espresso, Panorama, Epoca e quotidiani locali Finegil. Praticamente tutta la stampa indipendente d'opposizione ai suoi amici del Caf. Per portarla, si capisce, su posizioni governative. C'e' pero' un ostacolo: l'azionista di maggioranza, che si chiama Carlo De Benedetti, col quale il Cavaliere ha gia' incrociato le spade nel 1985-'86 per l'affare Sme, vincendo la partita. Stavolta e' piu' difficile, anche perche' il 21 dicembre 1988 la Cir dell'Ingegnere sigla un accordo con Cristina Formenton Mondadori (figlia di Arnoldo Mondadori e vedova di Mario Formenton) e i figli Luca, Pietro, Silvia e Mattia. I Mondadori-Formenton si impegnano a vendergli, entro il 30 gennaio 1991,13.700.000 azioni dell'Amef (pari al 25.7% della finanziaria che controlla il gruppo editoriale) contro 6.350.000 azioni ordinarie Mondadori. E cosi' mette definitivamente al sicuro la maggioranza del gruppo, relegando il Cavaliere sul sedile posteriore.
Ribaltone a sorpresa Senonche', un anno piu' tardi, meta' novembre 1989, gli eredi Mondadori ribaltano le alleanze e fanno blocco con Berlusconi che, il 25 gennaio 1990, si insedia alla presidenza della casa editrice. De Benedetti non ci sta: "Pacta sunt servanda". E, forte dell'accordo del 1988, rivendica le "sue" azioni e denuncia la violazione del patto di sindacato. Il 28 febbraio 1990 la "guerra di Segrate" approda davanti a un collegio arbitrale super partes: Pietro Rescigno designato da De Benedetti, Natalino Irti per i Formenton, Carlo Maria Pratis (presidente) nominato dal primo presidente della Cassazione. Le due parti si impegnano a rispettarne il verdetto. Intanto la societa' berlusconiana che controlla le azioni Amef si da' un nuovo amministratore unico: si chiama Mario Iannilli ed e' il factotum dello studio Previti. Il quale - lo raccontera' lo stesso Iannilli al processo - gli ordina immediatamente di rendersi irreperibile per qualche mese, cosi' da evitare eventuali sequestri delle azioni, casomai l'arbitrato andasse male. Iannilli parte con la fidanzata (che trovera' un impiego in Fininvest, come pure la di lui sorella) e svolazza fra Londra e Parigi. Tutto a spese di Previti.
Il "lodo" arbitrale viene depositato il 20 giugno 1990 e da' ragione a De Benedetti: le azioni Mondadori devono tornare all'Ingegnere, Berlusconi deve sloggiare dalla presidenza. Il 10 luglio s'insediano due amministratori delegati fedelissimi dell'Ingegnere, Carlo Caracciolo e Antonio Coppi. Nuovo direttore generale: Corrado Passera. Ma, nella filosofia berlusconiana, se l'arbitro fischia a sfavore, non vale. Dunque, i suoi alleati Formenton impugnano il lodo arbitrale per farlo annullare dalla Corte d'appello di Roma, assistiti da uno schieramento di legali predisposto dall'apposito cesare Previti: Agostino Gambino, Romano Vaccarella e Carlo Mezzanotte (il primo diventera' "saggio per il blind trust" nel primo governo Berlusconi e ministro delle Telecomunicazioni nel governo Dini; gli altri due, costituzionali). La causa finisce davanti alla I sezione civile, presieduta da Arnaldo Valente, il "giudice col papillon" indicato da Stefania Ariosto come frequentatore di casa Previti. Valente nomina relatore (ed estensore della sentenza) Vittorio Metta, pure lui legato a Previti.
Una sentenza annunciata Gia' diverse settimane prima dell'udienza, si rincorrono voci di corridoio e indiscrezioni giornalistiche sui principali quotidiani, che danno per certo l'annullamento del lodo. Come del resto ha preannunciato con largo anticipo il presidente della Consob, Bruno Pazzi, all'avvocato della Cir, Vittorio Ripa di Meana. Ma e' una corsa contro il tempo. Per servire a Berlusconi, la sentenza deve assolutamente arrivare prima del 30 gennaio 1991, quando scattera' il patto di vendita delle azioni Formenton a De Benedetti. E per il Cavaliere sara' la fine. I giudici pero' fanno il miracolo. Annullano il lodo, e a tempo di record: la camera di consiglio si conclude il 14 gennaio '91. Ma riusciranno i nostri eroi a depositare una sentenza in due settimane? Visti i tempi medi della giustizia, e' una missione impossibile. Ma non per Vittorio Metta, che il giorno 15 gia' si presenta tutto trafelato dal suo presidente con la sentenza fresca d'inchiostro. Una sentenza-spider: 168 (centosessantotto) pagine scritte a mano in una sola notte. Una rapidita' di scrittura che nemmeno Balzac, come ha osservato di recente il professor Franco Cordero. Rapidita' decisamente sospetta, visto che Metta, di solito, non e' proprio uno Speedy Gonzales della penna: la media delle sue sentenze e' di 2-3 mesi, salvo per quelle di 4 o 5 pagine. "Metta era superimpegnato - raccontera' al processo il collega Paolini, giudice a latere in quella causa - sempre in ritardo nelle consegne". "Questa attivazione e' stata comprata", dira' Ilda Boccassini nella requisitoria, "quella sentenza e' stata scritta sotto dettatura". O forse preparata altrove, con largo anticipo. Magari "nello studio Acampora", come qualcuno aveva rivelato all'entourage dell'Ingegnere.
Nonostante il trionfo, comunque, Berlusconi non riuscira' a portare a casa l'intera posta. I direttori e molti giornalisti di Repubblica, Espresso e Panorama si ribelleranno ai nuovi padroni. Giulio Andreotti, temendo le mani di Craxi sull'informazione, imporra' una "transazione" perche' i duellanti si spartiscano la torta. Il suo mediatore e' Giuseppe Ciarrapico: il Cavaliere restituisce parte del maltolto (Repubblica, L'Espresso, Finegil) e si tiene Panorama, Epoca e il resto della Mondadori. segnalato da una MenteLunatica alle 4:32 PM
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Continua....
A sua Eccellenza il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi
A sua Eccellenza il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
A sua Eccellenza il Presidente del Senato Marcello Pera
Noi sottoscritti cittadini italiani ci rivolgiamo a Voi e alle Vostre cariche istituzionali perche' siamo scandalizzati e profondamente offesi in quanto una decisione dello Stato Italiano non viene applicata e si tenta di legiferare in modo tale che chi possiede un bene per diritto non ne possa usufruire.
Esattamente quanto e' accaduto all'azienda Centro Europa 7 Spa, che e' legittimamente in diritto di utilizzare due frequenze televisive nazionali assegnatele tramite una gara ufficiale dello Stato Italiano ma che, al momento, a piu' di tre anni di distanza, non ha nessuna frequenza sulla quale trasmettere.
Al contrario, Rete 4 non ha nessun diritto di trasmettere ma continua a occupare abusivamente una frequenza che e' stata assegnata a Centro Europa 7.
Non capiamo proprio come sia possibile tollerare un simile stravolgimento del diritto all'interno di una democrazia costituzionale.
In Fede
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(Inviare ai seguenti indirizzi: presidenza.repubblica@quirinale.it , casini_p@camera.it , m.pera@senato.it e per conoscenza a europa7@quipo.it)
Ci sono dei giorni che i potenti piangono. Ci sono dei giorni che uno si sente soddisfatto del proprio lavoro.
Qualche settimana fa, su Cacao della Domenica abbiamo pubblicato la storia vera (e poco conosciuta) di Europa7, del signor Di Stefano e di come Berlusconi riesca a tenersi le frequenze di Rete 4 nonostante siano state assegnate a Di Stefano.
E abbiamo parlato della legge Gasparri con la quale si cerca di togliere a Europa 7 il diritto di utilizzare le frequenze di Rete 4 e, contemporaneamente, si da' a Berlusconi il controllo quasi totale del mercato pubblicitario italiano. In appendice al testo proponevamo una petizione a Ciampi perche' non firmasse la legge Gasparri. Piu' di 5000 persone hanno firmato questa petizione e l'hanno inviata al Quirinale. E migliaia di persone hanno fatto girare questa mail con un lavoro veramente incredibile. L'hanno ricevuta centinaia di migliaia di persone.
E sappiamo che molti parlamentari della destra la facevano girare tra di loro. Alcuni erano molto allarmati. Altri molto contenti.
In effetti sta succedendo qualche cosa di grosso. Non che sia merito nostro, intendiamoci, abbiamo dato solo un microscopico contributo. Ma in certi momenti, come si dice, basta una goccia per far traboccare il vaso.
Oggi Repubblica, in prima pagina, riporta la notizia che Ciampi ha dichiarato che NON firmera' la legge Gasparri se sara' approvata nella forma attuale.
Bhe, e' una notiziona, ma i telegiornali non l'hanno riportata e la maggioranza degli altri giornali tacciono.
Ora, attenzione, non e' un caso che i TG stiano zitti (cavolo, come si fa a non dire che il Presidente della Repubblica non firmera' una legge proposta dal Parlamento perche' incostituzionale?!?).
Da quello che possiamo capire dal nostro punto di osservazione sta proprio succedendo un grosso casino dietro le quinte. Ciampi ha firmato lo schifosissimo Lodo Schifano (scusate non ho resistito al gioco di parole) e invece si impunta sulla legge Gasparri. Sembrerebbe un contentino alla democrazia ma nel complicato gioco dei poteri forti e dei patti dietro le quinte, questa decisione e' pericolosissima per Berlusconi.
In realta' proprio il centro destra sta dando un colpo mortale al Leader Maximo...
Infatti se Berlusconi perdesse Rete 4 succederebbe che i telespettatori, premendo il tasto 4 del telecomando, si troverebbero automaticamente sintonizzati su Europa7 che si prenderebbe in un sol colpo il 10% dell'audience. E se Berlusconi non riesce a totalizzare l'assoluto controllo della pubblicita' patirebbe un altro duro colpo.
Si tornerebbe ad avere una concorrenza televisiva in Italia...
Ma, sopratutto, gli equilibri interni alla destra salterebbero e si assisterebbe a una resa dei conti generalizzata nella stessa Forza Italia dove molti non tollerano piu' di dover lavorare 24 ore al giorno per tenere Silvio fuori dalle grinfie dei giudici.
Infatti, incredibile ma vero, anche nella destra c'e' gente che vorrebbe governare invece che fare da guardiaspalle alla Fininvest.
E che Repubblica abbia deciso di rompere la consegna del silenzio, vuol dire che e' iniziata l'unica battaglia che puo' far veramente male alla ghenga di Previti.
Insomma, mentre annaspate nell'afa, psicologicamente umiliati dal referendum, dal Lodo Schifano e dall'insensata crudelta' del mondo, potete rilassarvi un po' pensando che in questo momento il nostro Premier sta sudando freddo mentre i suoi avvocati piangono.
E ricordatevi che se il governo cade Silvio non e' piu' capo del governo. E i processi si riaprono. A volte quel che esce dalla porta rientra dalla finestra.
Le vie del Signore sono infinite. segnalato da una MenteLunatica alle 4:21 PM
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Il signore che rubo' una televisione, anzi due.
(Romanzo di fantascienza)
(parte prima) di Jacopo Fo
Dopo l'incredibile scoop della settimana scorsa (la truffa della corrente elettrica) siamo qui ancora una volta per stupirvi con una notizia che dire che e' una bomba e' un vezzeggiativo! Il superscoop alla settimana! Questo si' che e' ritmo!!! Leggete, maniaci dell'occulto!!!
Siamo ai confini della realta'. Oggi, maggio 2003, pianeta Italia.
Quel che succede e' che c'e' un signore che ha diritto a un bene e un altro signore che lo detiene e che riesce a non consegnarglielo e che lo fa grazie a una legge scritta apposta per lui.
C'e' una decisione ufficiale dello stato, una sentenza del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte Costituzionale che danno ragione al legittimo concessionario di questo bene conteso ma non c'e' niente da fare.
E guardate che una sentenza della Corte Costituzionale non e' un giochino tanto per ridere, e' la cosa piu' seria che ti puo' succedere. In un pianeta di media moralita' quando la Corte Costituzionale dice una cosa parte la polizia a metterla in pratica, e se ci sono problemi intervengono istantaneamente l'Aviazione e la cavalleria pesante. Cioe', la Costituzione e' la base del nostro ordinamento democratico, mica ciccioli.
Ma il fatto ancor piu' incredibile e' che da un'inchiesta che noi abbiamo realizzato su di un campione di 100 italiani con licenza media superiore solo uno (UNO!!!) era a conoscenza di questa storia.
E, in effetti, tutti i mezzi di informazione hanno brillato per aver totalmente censurato qualunque notizia sul caso oppure le hanno riportate in modo stitico affinche' passassero il piu' possibile inosservate.
E, ancora una volta, la sinistra ci fa la sua bella figura.
Ma per capire bene questa vergogna nazionale nascosta dobbiamo fare un passo indietro e partire dall'inizio.
Berlusconi nel 1985 aveva solo una rete di televisioni locali che trasmettevano non contemporaneamente gli stessi programmi, era una furbata che permetteva di violare la legge, visto che al tempo era vietato a soggetti privati di possedere televisioni nazionali. Ma Berlusconi si mette d'accordo con Craxi che gli fa un decreto legge apposta. Cosi' Berlusconi ha finalmente tre televisioni nazionali vere. Ma molti storcono il naso perche', essendo possibili solo 11 reti nazionali, e' un po' anomalo che un solo imprenditore se ne prenda tre; le frequenze televisive sono un bene dello stato e lo stato dovrebbe assegnarle permettendo ai cittadini di concorrere in modo paritario. Non siamo nel Far West che il primo che arriva si prende tutto. Inoltre, possedere tre reti contemporaneamente sembrava un po' esagerato...
Cosi' nel 1994 la Corte Costituzionale con la sentenza 420, stabiliva in difesa del pluralismo, che un unico soggetto privato non potesse detenere tre reti nazionali concedendo un periodo di transizione e rimettendo il problema al legislatore per una sollecita soluzione definitiva entro e non oltre l'agosto 1996.
A questo punto la classe politica si trova in un bel pasticcio. Come si fa a dirlo a Berlusconi?
La sinistra non poteva agire perche', come ha ricordato l'on. Luciano Violante a Montecitorio, il 2 marzo 2002, parlando di quel periodo: "A Berlusconi nel '94 offrimmo delle garanzie sulle sue televisioni: non sarebbero state toccate. Lo sa Berlusconi e lo sa anche Letta".
Cosi' arriva il 1996, scade nell'indifferenza generale la decisione della Corte Costituzionale e Berlusconi continua ad avere tre tv.
Nel 1997 la legge Maccanico, pur con un anno di ritardo rispetto alle raccomandazioni della Corte Costituzionale, stabiliva che un soggetto non potesse detenere piu' di due reti, e che, finche' non ci fosse stato un "congruo sviluppo" via satellite e cavo (oggi superiore al 1000% rispetto a quella data), Rete4 avrebbe potuto continuare a trasmettere via etere, quest'ultima decisione in palese contrasto con le decisioni della Corte Costituzionale che aveva deciso per un termine definitivo entro l'agosto 1996.
Poi D'Alema, una volta diventato capo del governo, decide di risolvere la questione e indice una gara per l'assegnazione delle concessioni delle reti nazionali.
La commissione nominata dal Ministero, e' presieduta da un avvocato di Mediaset. Berlusconi si aspetta che finalmente possa detenere legittimamente, con un regolare mandato dello Stato, e non perche' se le e' prese e basta, le sue tre reti e relative frequenze.
Nel luglio 1999 si svolge questa gara d'appalto, per partecipare si richiedono requisiti spaventosi e sembra chiaro che nessuno riuscira' a scombinare i giochi.
Invece, colpo di scena, arriva un tipo con uno scatolone enorme pieno di documenti e dice: "Buon giorno sono Francesco Di Stefano di Europa 7, vorrei due RAI nazionali, grazie."
Panico! E chi e' questo? E' pazzo?
No, non e' pazzo, e' il loro peggior incubo.
Un signor Nessuno, spuntato dal nulla, che ha tutte le carte in regola. Cavolo non ci avevano pensato! E adesso cosa facciamo?
Iniziano a mettergli i bastoni tra le ruote: "Le manca il certificato 3457!"
"No e' qui!"
"Il modulo 13 bis compilato in 8 lingue?"
"Ne ho due, bastano?"
Ma poi trovano la furbata: "Il bando di gara richiede di avere 12 miliardi di capitale interamente versato lei ne ha solo 12 puo' chiedere una sola tv."
"Balle!" Risponde il signor Di Stefano, "dodici miliardi sono per concorrere non per ognuna delle due frequenze". Ricorre al Tar e poi al Consiglio di Stato e vince.
Insomma alla fine gli devono dare UNA concessione per una rete nazionale e presto anche una seconda perche' ne ha diritto e a Berlusconi ne tolgono una, non che la debba chiudere, deve traslocarla sul satellite che ormai e' ricevuto da 18 milioni di italiani. Ma in effetti, volendo potevano lasciare anche tre reti a Berlusconi e darne comunque due a Di Stefano, visto che a tutt'oggi due sono le reti di Tele+ (che Murdock deve mollare, questo e' stato stabilito chiaramente quando gli e' stato concesso di inglobare Tele+ e Stream).
Ma a questo Di Stefano non gli vogliono dare proprio niente.
Evidentemente lui deve essere uno che da piccolo lo allenavano ad abbattere i muri con la cerbottana perche' avvia una serie di procedimenti giudiziari spaventosa. Ingiunzioni, diffide, cause penali, civili, regionali, Commissione Europea. E vince tutti i ricorsi, tutti gli appelli, tutte le perizie. E alla fine arriva alla Corte Costituzionale che nel novembre 2002, sentenza numero 466-2002, ha stabilito inequivocabilmente che Retequattro, dal 1 Gennaio 2004 dovra' emigrare sul satellite, e ha stabilito che le frequenze resesi disponibili, dovranno essere assegnate al legittimo possessore nella persona di Di Stefano!
L'avete sentito dire al telegiornale?
Continua... segnalato da una MenteLunatica alle 4:20 PM
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Il signore che rubo' una televisione, anzi due.
(Romanzo di fantascienza)
(Parte seconda) di Jacopo Fo
Abbiamo chiesto a Di Stefano come si sentisse in questa storia e ci ha risposto in modo lapidario ma con un lieve sorriso:
"Nonostante siano trascorsi ben nove anni dalla decisione della Corte Costituzionale e quattro anni dal mancato rilascio della Concessione, Retequattro continua a trasmettere, mentre Europa 7, pur avendo ottenuto la Concessione, non e' stata messa in condizione di trasmettere perche' non le sono state assegnate le frequenze di cui aveva e ha diritto.
Attualmente Mediaset continua a detenere e utilizzare appieno tre reti nazionali su un totale di sette concessioni assegnate sulle undici assegnabili (comprese quelle Rai).
Il fatto che un soggetto, a cui e' stata data una concessione (in concessione si da' un bene pubblico, in questo caso le frequenze), non riceva poi materialmente il bene e' un avvenimento che non ha precedenti al mondo.
Nel luglio 1999 Centro Europa 7 aveva fatto richiesta di due concessioni, una (Europa 7) l'ha ottenuta, per l'altra (7 Plus) c'e' stato un diniego, in quanto non ritenuta idonea per la mancanza del requisito del capitale sociale.
Una sentenza del Consiglio di Stato ha riconosciuto esistente il requisito del capitale sociale, per cui siamo in attesa di una seconda concessione, anche se il Ministro Gasparri prende tempo.
Nel frattempo Centro Europa 7 per iniziare le trasmissioni, si e' dotata di una struttura di oltre 20.000 mq, di otto grandi studi di registrazione per le proprie eventuali produzioni, di una library di oltre 3000 ore di programmi e di tutto cio' che e' necessario per esercire una rete televisiva nazionale che prevede circa 700 dipendenti.
Questa preparazione e' stata necessaria poiche' la legge stabilisce che, entro sei mesi dall'ottenimento della concessione, la neo-emittente ha l'obbligo di iniziare le trasmissioni.
Attualmente Centro Europa 7, e' una societa' praticamente ferma, non ha alcun introito, poiche' non e' stata messa in condizione di operare, ma ha avuto, e continua ad avere, pesanti oneri per la gestione della struttura, l'adeguamento della library, l'adeguamento tecnologico, le ingenti spese legali, i costi dei dipendenti, ecc, pur avendo nel frattempo chiuso gli uffici di Milano ed altre infrastrutture per cercare di ridurre i costi.
Centro Europa 7 si trova in questa situazione a causa di gravi inadempienze e omissioni da parte del Ministero per le Comunicazioni e soprattutto da parte dell'Autorita' per le Comunicazioni nei confronti dei quali sono stati sviluppati numerosi ricorsi e numerose diffide."
Ma ora (diciottesimo colpo di scena!) la situazione diventa esplosiva perche' Gasparri si sta muovendo per salvare Rete 4 dalla retrocessione.
Il D.D.L. Gasparri, art. 20 comma 5 e art. 23 comma 1, realizza in pratica un condono, riconoscendo il diritto di trasmettere a "soggetti privi di titolo" che occupano frequenze in virtu' di provvedimenti temporanei, come le sentenze sospensive dei TAR, discriminando cosi' le imprese come Europa 7 che hanno legittima concessione, il tutto sempre al fine di salvaguardare Retequattro.
Infatti, quest'ultima potra' continuare a trasmettere, in barba alla sentenza del '94 e del 2002 della Corte Costituzionale e della legge 249/97, pur non avendo ormai da quasi quattro anni la concessione, mentre Europa 7 non potra' mai trasmettere, dimenticando che nel luglio 1999 c'e' stata una regolare gara dello Stato per assegnare le concessioni, gara persa da Retequattro e vinta da Europa 7.
Si realizza quindi un ennesimo gravissimo stravolgimento del diritto. In pratica, chi ha perso la gara (Retequattro) puo' continuare tranquillamente a trasmettere, e chi l'ha vinta (Europa 7), perde definitivamente tale diritto.
Non vi sembra straordinario?
Ma qui viene il bello: la cosa e' talmente sporca che fa vomitare, ma la sinistra non reputa sia il caso di incatenarsi ai banchi e darsi fuoco davanti al Palazzo. E allora tocca ai deputati del Polo fare una cosa sensata!!! Travolti da un miracoloso afflato civico bocciano alla Camera dei Deputati il decreto Gasparri proprio laddove vuol tagliare la gola a Europa 7.
E a questo punto vien da pensare che Dio esiste.
Certo bisogna vedere come va al Senato.
E' chiaro che le urla di Berlusconi di questi giorni sono per ricompattare i suoi, che se lo mollano adesso... Che lui in fondo potrebbe vivere anche solo con due televisioni, che un cristiano normale si deve accontentare di due palle... Ma e' l'idea che una sua frequenza finisca a Di Stefano che lo fa impazzire. Che oltretutto Di Stefano e' piu' bello di Cacciari...
Comunque, non tutto e' perduto. Bisogna vedere cosa fa il Senato... E poi la legge deve tornare alla Camera... E poi bisogna vedere se Ciampi la firma una legge del genere. Sarebbe proprio abnorme. Si tratta di una questione sostanziale per la legalita' e il pluralismo dell'informazione nel nostro paese, gia' piu' volte schiaffeggiata. Ma qui saremmo all'oltraggio definitivo del concetto stesso di stato di diritto.
Gravita' nella gravita', un conto e' fare una legge per non finire in galera, un conto e' fare una legge per prendersi qualche cosa che appartiene a un altro. Si comincia cosi' e poi si pretende il Jus Primae Noctis.
Quindi, cara cittadina, caro cittadino, sappi che in questo momento si sta giocando una partita incredibile. Se questa legge passa quel che e' tuo e' suo.
E medita pure, se vuoi, su questa sinistra bolsa che non vede neppure il Re quando appare nudo fino in fondo e non lo attacca mai veramente dove gli da' fastidio.
E, visto che i leader della sinistra non sembrano interessati a occuparsi dei fatti della vita (sono troppo impegnati a fare a gara a chi ce l'ha piu' lungo), sara' il caso di guardarci in faccia e dirci la verita'.
Il signor Di Stefano, qui, chi lo difende?
Ci scrivete due righe che cosi' va a letto piu' contento la sera?
Cioe', sarebbe utile mandare due righe al presidente. Al tuo presidente. Sai il presidente di quella cosa che si chiama Repubblica democratica fondata sul lavoro... e' una cosa che tra averla e non averla e' meglio sempre averla, cosi' per scaramanzia, casomai ti servisse.
Vedi un po' tu ma a noi sembra giusto firmarla una letterina al tuo presidente della Repubblica e magari anche a Pera e Casini.
E vedi tu se riesci a far girare questa mail. Che secondo me anche solo se si sa in internet un po' li rende nervosi... Che poi casomai gli viene di fare un altro passo falso... Che internet non conta niente in borsa ma siamo comunque una decina di milioni... segnalato da una MenteLunatica alle 4:20 PM
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Acque minerali positive a pesticidi e idrocarburi L'Istituto Superiore della Sanita' ha controllato le analisi svolte nel 2002 su 28 marche di acque minerali regolarmente in commercio. Solo 5 sono risultate in regola in base ai parametri stabiliti dalle leggi. Le altre ventitre' acque minerali presentano quelle che vengono definite "sostanze indesiderabili" quali pesticidi, bifenili policlorurati, agenti tensioattivi, idrocarburi policiclici aromatici.
Il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, che sulle acque minerali sta conducendo l'inchiesta, ha scritto immediatamente una lettera al ministero della salute, chiedendo che vengano prese misure urgenti per garantire i consumatori.
Ma Sirchia avrebbe risposto che "in Italia non esiste nessun allarme per
l'acqua minerale: i dati ci sono".
Bisognera' aspettare che su 28 acque analizzate, ne risultino fuori legge 29.
Fonte: Bresciaoggi Davide Calabria & C.
Tollerare il nemico di Jacopo Fo - parte 2
Durante il nazismo molti tedeschi, italiani, austriaci, slavi, si sono opposti allo sterminio di ebrei, russi, serbi, zingari e omosessuali. Hanno dichiarato il loro orrore, chiesto la fine del nazismo.
Sono quindi stati arrestati e uccisi. Oppure sono dovuti fuggire oltre i confini operativi della macchina repressiva nazista. Quanto quest'azione eroica ha arginato realmente il nazismo?
Altri hanno deciso di stare zitti, di stare al gioco e di mettere tutte le proprie energie al servizio del tentativo di salvare un solo perseguitato. Alcuni ci sono riusciti.
Ma alcuni potrebbero accusarli di connivenza con il nazismo.
Mio nonno, che non so perche' non e' annoverato tra i Giusti di Israele, era un socialista. Ma aveva anche la tessera del Partito Fascista. Lui nascondeva ebrei e prigionieri inglesi fuggiaschi dentro i cassoni della sabbia che sui treni serviva per frenare. Era un po' un casino viaggiare fino in Svizzera senza freni ma salvare un ebreo era meglio. Ed era anche un problema accettare tutti i rituali del potere fascista per non perdere il posto di Capo Stazione che gli garantiva la possibilita' di gestire l'organizzazione clandestina delle fughe e contemporaneamente mantenere vivi moglie e tre figli e il cognato nascosto in qualche sottotetto perche' era ricercato dalla Gestapo.
Quello che, con molta difficolta', sto cercando di dire e' che se tu pensi di vincere il male entro pochi anni scegli una strategia diversa da quella che sceglieresti se il tuo obiettivo fosse "soltanto" quello di salvare OGGI una vita umana.
Se il movimento abbandonasse il massimalismo di chi si sente vincente "entro pochi anni" potrebbe guardare ai bastioni del potere con occhi diversi. Se non puoi abbattere un muro a cannonate puoi forse iniziare a eroderlo. Ogni volta che passi graffi il muro con un chiodo. E' un lavoro che richiede millenni. Per questo bisogna iniziare subito.
La storia ci insegna che dentro il nazismo c'erano migliaia di nazisti, a volte persino convinti, che operavano a rischio della vita per porre un limite all'orrore.
Non evitarono che l'orrore esistesse. Ma riuscirono a rendere meno agghiacciante il bilancio delle vittime. Di poco, certo, ma conta anche una sola vita, anche un solo minuto di una sola vita.
Mio padre fu salvato da un colonnello dell'esercito fascista, affascinato dalla sua capacita' di dipingere ritratti e da un podesta' fascista, che quando mia nonna gli disse:"Nascondi mio figlio!" non seppe dire di no.
Quello che faro' domani e' andare da Mc Donald. Non comprero' un solo panino. Ma voglio trovare il modo di far sapere agli Shindler che lavorano la' dentro, che so che ci sono e so che stanno arginando il dolore anche meglio di quanto riesca a fare io da fuori. Se questa gente non operasse dall'interno arginando la follia del profitto ad ogni costo forse le multinazionali dei panini avrebbero gia' fatta loro la "Modesta Proposta" di Jonathan Swift e iniziato a vendere sandwich di carne umana di extracomunitario.
Insomma non mi basta piu' fare cose giuste. Voglio contribuire a realizzare delle iniziative che funzionino.
Ma farlo e' difficile. Si rischia di sbagliare. Di superare la linea gialla tra il bene e il male.
Sicuramente chi vuole tutto o niente,
chi si preoccupa di mobilitare il popolo per battaglie giuste senza chiedersi se si otterra' un vero risultato, non corre il rischio di superare il confine della morale. E non si sentira' mai obbligato a fare autocritica. "Manifestare a Genova era giusto, non e' colpa mia se ci hanno massacrato.", "Il referendum era giusto. Non e' colpa mia se abbiamo perduto."
La mia linea gialla della morale passa per un altro posto. Il luogo dove si giudicano le azioni per il loro effetto. Quando un compagno viene ucciso e centinaia finiscono all'ospedale non hai ottenuto un buon risultato. Quando muovi 11 milioni di italiani e fai spendere decine di miliardi allo stato per un referendum e lo perdi non hai ottenuto un buon risultato.
Le vie di Dio (o di chi per lui si occupa della questione "Genere Umano") sono misteriose e incasinate. A volte e' difficile capire cosa e' giusto fare, a volte bisogna scegliere solo il migliore tra due errori. Che poi c'e' da dire che e' raro, nella vita terrena di chi non e' unto da qualche autorita' extraumana, vivere senza sbagliare. L'essere umano procede per errori.
La nostra mente cerca alla cieca la strada giusta. Continui a tastare il muro e non consideri ogni tastata (ogni errore) una perdita ma l'unica via per trovare la porta. Se vuoi trovare la porta e sei cieco DEVI tastare il muro, non importa che ogni singola tastata sia di per se' un errore, importa che alla fine del "processo cognitivo" tu abbia trovato la porta.
Possiamo affrontare positivamente errori e scelte difficili, dobbiamo temere solo di non concludere niente.
Se procedi sulla via delle piccole vittorie otterrai che le persone acquistino fiducia e voglia di impegnarsi. E quando hai ottenuto un piccolo risultato concreto, nonostante lo strapotere dell'Impero, ti entusiasmi e ti viene voglia di festeggiare. E le feste attirano piu' gente dei funerali.
Guardate bene che cosa stanno facendo i leader della sinistra e molti degli stessi leader del Movimento: stanno annegando la voglia di lottare e impegnarsi per un mondo migliore in un lago di lacrime di delusione e di amarezza.
Continuano a proporre iniziative esteriori che non cambiano niente concretamente. Non hanno idee, non hanno progetti da realizzare. Conoscono solo la ripetizione nevrotica del rito delle adunate...
Ci ammazzano di noia e inconcludenza.
In effetti un Movimento morto va bene a tutti i leader. Il Movimento si dirige meglio quando e' catatonico. I movimenti vivi sono imprevedibili e tutti si sentono leader di se stessi.
Non a caso nessun grande leader si e' mai impegnato nel settore della consociazione degli acquisti, delle convenzioni e del commercio equo e solidale. Li' si rischia di ottenere dei risultati piccoli ma immediati.
E poi magari la gente si monta la testa.
PS
Gabriella mi ha fatto notare che questo discorso potrebbe essere confuso con la vetusta filosofia del fine che giustifica i mezzi. Ma e' proprio il contrario. I potenti ci spiegano che se devo uccidere un bambino per salvarne diecimila cio' e' giusto e umanitario. Ma se ragioni per salvare un solo essere umano per volta questo discorso non ha senso. Non ti puo' venire in mente di uccidere un bambino per salvarne un altro. segnalato da una MenteLunatica alle 4:05 PM
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Tollerare il nemico di Jacopo Fo - parte 1
Ormai sono vicino ai cinquant'anni. Eta' quasi venerabile per chi ha seppellito tanti compagni, stroncati da malattie, proiettili, pazzia, siringhe, carceri.
Sono vecchio per quante ne ho viste da quando a 11 anni iniziai a vendere l'Unita', tutte le mattine sulla spiaggia di Cesenatico e mi guadagnai cosi' il diritto di iscrivermi alla Federazione Giovanile Comunista prima dei 12 anni.
Sono 36 anni che vivo aspettando il Mondo Nuovo, quello umano. All'inizio pensavo sarebbero bastati pochi mesi. Quelli piu' grandi di me sembrava avessero capito tutto e nei cortei urlavano:"Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi!" e io ci credevo.
Continuai a crederci fino al 1974. Ormai solo uno stupido poteva continuare a pensare che la societa' futura, in ritardo di almeno 5 anni rispetto ai pronostici dei cortei, sarebbe veramente arrivata di li' a poco. Cosi' iniziai a pensare che, forse, ci avremmo messo un decennio a costruire un mondo decente.
Iniziai, come molti altri, a darmi un programma sui tempi lunghi: lavorare sulla cultura. Solo cambiando la cultura della gente si poteva rendere possibile la nascita di una societa' diversa. Non si puo' costruire una societa' nuova usando gli schemi mentali che hanno creato quella vecchia: in quegli anni si inizio' a parlare di rivoluzione delle coscienze, femminismo, yoga, controcultura, arte, sessualita', omosessualita', ideologia del macho latino, parto dolce, educazione alla creativita', emozioni, psiche collettiva e potere, autoimpresa come forma di liberazione dal lavoro salariato. Abbandonai il mio posto da commissario politico della nascente armata rossa e iniziai a fare fumetti professionalmente, a scrivere e, piu' tardi, collaborai alla fondazione di Alcatraz. Ci serviva una libera universita', un territorio, un'area protetta dove temprare nuove idee e formare persone e modi di pensare diversi. E il primo obiettivo era riuscire a ricreare noi stessi perche' ci rendevamo conto che cosi' come eravamo, imbevuti di ideologia patriarcale, non potevamo combinare niente di buono.
Ero sicuro che in una decina di anni avremmo potuto dar vita a un vortice di idee che si sarebbe unito con i vortici emessi da centinaia di altre comunita' alternative nel mondo, e che avrebbe creato un fenomeno di sinergia a livello mondiale. Era il 1981. In realta' sono passati 20 anni prima che si riuscisse a vedere, di nuovo, il Movimento tornare a essere percepibile a livello planetario.
E valeva la pena di aspettare tanto perche' non s'erano mai visti, in tutta la storia del mondo, 100 milioni di persone manifestare per la pace nei 5 continenti.
Ma quel che si e' realizzato, seppur stupendo, non e' nulla rispetto a quanto avevamo sognato quando, con dieci gradi sotto zero e senza riscaldamento, ci eravamo messi a intonacare i muri, riparare i tetti e costruire, con pala e cazzuola, quello che per noi sarebbe diventato un avamposto della Rivoluzione Planetaria delle Coscienze.
E ora sono qua, e mi interrogo su cosa succedera' adesso: il movimento e' gia' in fase calante? Oppure e' una pausa prima di un altro terremoto ideale?
Che possibilita' abbiamo di vedere veramente un cambiamento del mondo durante la nostra vita? Sono quasi 40 anni che soffro per la mia impotenza di fronte alla violenza, all'ignoranza e alla fame.
Se si calcola una media di 30 milioni di morti all'anno per guerre e miseria, nell'arco della mia vita politica sono state ammazzate quasi un 1 miliardo di persone. E io cosa sono riuscito a fare? Davanti a questo massacro immane (immane, immane, immane) che cosa ho fatto io?
Hanno avuto un senso tutti i cortei, le botte con la polizia, i processi? Tutte le tonnellate di carta che abbiamo distribuito, le migliaia di ore di corsi, spettacoli. Tutto questo discutere, studiare, progettare. Anni passati a piantare alberi, costruire case e strade, alleanze, organizzazioni...
E cosi', mi ritrovo a 48 anni a leggere i testi dei filosofi, quei pochi che hanno affrontato l'arduo tema della disperazione: come puoi credere che esista un Dio o anche solo un principio positivo nel mondo dopo Auschwitz? Come puoi credere a qualche cosa dopo il Vietnam, la Cambogia, il Ruanda, l'Iraq, la Jugoslavia, il Congo, l' Afghanistan?
Dopo tutto questo schifo, questo assurdo, cieco, stupido, tripudio di violenza, di giornalisti venduti, di facce di culo televisive disposte a raccontare qualunque (qualunque) cosa.
E mi chiedo se forse il nostro destino sia quello di non vincere mai, di dover sopportare tutto questo orrore senza poterlo mai veramente lenire.
Non lo so. Non sono Dio e neanche un suo lontano parente. Non posso dire.
Ma, spero che tutto questo lavoro di migliaia di sinceri esseri umani dotati di pieta', che da millenni si battono contro il male sia riuscito, almeno, a salvare un solo essere umano.
Uno solo sarebbe sufficiente per farmi dire: ne e' valsa la pena.
Ma, detto cio', decido in questo momento di scindere il mio percorso da quello di quanti si sentono in grado di salvare il mondo di qui a poco. L'immenso esercito dei massimalisti, i miei fratelli e le mie sorelle che mossi dai sentimenti piu' puri, vogliono tracciare una linea tra loro e il male. Non essere piu' complici in nessun modo di questo scempio alla sacralita' della vita.
No, il mio obiettivo non e' uscirne assolto. Non e' quello di separarmi dai malvagi (come?). Ma sapere che il mio sforzo e' servito a contribuire a salvare almeno una vita. Una vita sola. Io continuero' a lottare per tutto il tempo che mi resta solo per questo. Perche' e' l'unica cosa che potra' essere ascritta alla mia vita. Poi credo che dandosi un punto di vista modesto (piccolo) sulla propria possibilita' di lenire il dolore del mondo sia possibile, forse, arrivare a costruire un Mondo Migliore, lo spero. Ma credo che l'unica via sia camminare cercando di salvare l'umanita' una vita per volta. Una vita, tutti assieme, possiamo salvarla. E se ci riusciremo, il giorno dopo diremo:"Coraggio fratelli, una vita l'abbiamo salvata. Ne e' valsa la pena. Una vita l'abbiamo salvata. Se continuamo possiamo forse salvarne una seconda".
Capisci la differenza di prospettiva? Chi vuol salvare tutti subito compie il terribile peccato di sopravvalutarsi. E sopravvalutarsi quando c'e' in gioco la vita umana e' un errore mortale. Se vuoi salvare una vita sola tutto diventa essenziale. Se vuoi salvare 6 miliardi di vite perderne una e' un aspetto secondario. Una, dieci, dieci milioni? Che importa?
Il mio obiettivo e' salvare una vita. Una vita 6 miliardi di volte. Lo so che sembro un po' pazzo con questo discorso. Ma e' molto semplice e molto importante.
Io do per scontato che fra dieci anni ancora esistera' l'Impero Americano. Non mi pongo l'obiettivo di abbatterlo. Mi piacerebbe che l'Impero sparisse ma ho notato che e' piuttosto solido. Mi concentro percio' nello studiare tutte le contraddizioni del sistema. Non inizio a marciare verso un obiettivo impossibile. Metto tutto il mio peso nello sforzo di aprire un piccolo spazio da qualche parte, riuscire a sviluppare l'azione e poi cercare un altro obiettivo concreto che mi permetta di arginare ulteriormente la violenza del sistema. Guarda la storia di tutte le azioni concrete che hanno portato alla salvezza, almeno momentanea, di un essere umano.
Continua... segnalato da una MenteLunatica alle 4:04 PM
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Petizione al Presidente della Repubblica. Inviare a presidenza.repubblica@quirinale.it e in copia a segreteria@alcatraz.it
Al Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi
Ci rivolgiamo a Lei, in quanto piu' alta carica dello Stato e ultimo baluardo alla possibilita' di fermare il cosiddetto "Lodo Maccanico" che viola i principi della Costituzione ed e' una vera vergogna.
Non e' infatti tollerabile quello che sta accadendo: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vuole evitare di prendersi le sue responsabilita' davanti alla giustizia promulgando una legge che sospende i processi a suo carico.
Se cio' succedesse l'Italia sarebbe ridotta a quel che comunemente si definisce: "una Repubblica delle Banane".
Speriamo che lei non voglia avvallare questa situazione che giudichiamo fuori dalla legalita' e dal buon senso.
In fede
(firma)
Vi ricordiamo che il messaggio inoltrato all'indirizzo di posta elettronica della Presidenza della Repubblica deve:
- indicare chiaramente il nome, cognome e indirizzo postale tradizionale del mittente;
- non superare la lunghezza di 50 Kb (10 pagine circa);
- non contenere allegati. segnalato da una MenteLunatica alle 4:02 PM
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Amnesty International, in collaborazione con la Fondazione Danielle Mitterand, ha lanciato una campagna per la liberazione di Minsk Yurij Bandazhevsky, bielorusso, luminare della scienza ai tempi dell'Urss. Dopo l'incidente nucleare di Chernobyl del 1986, denuncio' i pericoli derivanti dal mangiare il cibo contaminato. Se le fonti ufficiali parlavano solo di un aumento nei tumori alla tiroide, lo scienziato scopri' che un'altra sostanza tossica, il Cesio 137, aveva contaminato i terreni e le falde acquifere. Le conseguenze si potevano vedere nell'apparato cardiovascolare dei bambini nati nelle zone contaminate.
La "verita'" irrito' il Regime, proprio quando si era deciso di chiudere la pagina "Chernobyl" e fare "ritorno alla normalita'".
Bandazhevsky venne incastrato, denunciato da uno studente secondo cui il professore gli avrebbe chiesto una bustarella. Il 18 giugno 2001 č stato condannato a otto anni di prigione per concussione.
L'appello per la liberazione di Minsk Yurij Bandazhevsky si trova su questo sito internet segnalato da una MenteLunatica alle 3:59 PM
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"Su cio' di cui non si puo' parlare, non si deve tacere... ma si deve scrivere"