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etcetera

     

mercredi, décembre 03, 2003

 
Peggio che in Iraq
Che disastro serve per convincere i decisori internazionali ad intraprendere quei passi che portino alla pace in Uganda?


Sarebbero piů di 50 le vittime, tutti civili, di una serie di attacchi condotti nella regione di Lira, nord dell'Uganda dal sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra). Dopo diciassette anni di guerra civile il Paese č prostrato. "Una situazione umanitaria peggio di quella dell'Iraq" denuncia il sottosegretario all'ONU per le questioni umanitarie Jan Egeland.
Sono arrivati nei villaggi attorno a Lira senza sparare un colpo ma hanno condotto il loro massacro con asce e machete. Secondo fonti MISNA sarebbero almeno 53 i morti accertati ma molte sono le persone che mancano all'appello. Alcune di loro sono fuggite dai villaggi, altre sono state probabilmente rapite. Dal 1986 i ribelli dello Lra, guidati dal loro leader Joseph Kony, sconvolgono i distretti settentrionali ugandesi: in 17 anni di terrore hanno ucciso e torturato decine di migliaia di persone (almeno 100mila morti), rapito piů di 20mila bambini (ridotti in schiavitů o arruolati a forza nelle file della guerriglia) e provocato oltre 1 milione di sfollati.

Una dura denuncia della situazione arriva da Jan Egeland che dopo una missione nel Paese, e soprattutto nelle sue regioni settentrionali controllate dai ribelli della Lra, afferma che il disinteresse internazionale nei confronti della tragedia che si sta consumando in Uganda č un vero e proprio 'oltraggio morale'. "C'č ora da vedere", constata Matteo Fagotto di Warnews "se alle parole di Egenland seguirŕ un impegno piů deciso dell'ONU per cercare di risolvere il conflitto o se queste dichiarazioni resteranno lettera morta".

Il governo di Kampala, capitale dell'Uganda, ha risposto alle offensive delle ultime settimane della Lra decidendo di potenziare le LDU (Local Defence Units), sorta di milizie composte da civili incaricate di proteggere i campi profughi e le infrastrutture, permettendo cosě all'esercito di concentrare i propri sforzi nella caccia ai ribelli. Per ora le LDU contano circa 10.000 militanti, quasi tutti giovani che ricevono un sommario addestramento prima di essere spediti sul campo.

La decisione di Kampala non trova perň favorevole la comunitŕ religiosa locale, ed in particolare l'arcivescovo di Gulu, John Odama. Odama ha infatti detto che l'armare la popolazione civile per l'autodifesa complica solamente la situazione, facendo precipitare ancora di piů il Paese in quella spirale di violenza di cui č vittima da 17 anni. In questo modo, infatti, i ribelli avrebbero una giustificazione in piů per attaccare i civili che sarebbero visti come nemici.

"Alla comunitŕ internazionale questo conflitto non pare essere tanto diverso dai molti altri che caratterizzano l'intero continente africano. Ma che disastro serve accada per convincere i decisori internazionali ad intraprendere quei passi che portino alla pace nella regione?" si chiede Denise Lifton, in un articolo riportato recentemente da Oneworld.net.

Tratto da: unimondo

 
Cessate il fuoco.

I drammatici fatti che da tempo ormai si ripetono sempre piu' spesso,
in Iraq, in Afganistan, piu' recentemente anche in Turchia, e la
minaccia che questa spirale si allarghi a tutto il mondo spaventano
noi come, immaginiamo, tutti voi.
Per questo abbiamo deciso di lanciare un appello per dire basta, per
chiedere a tutte le "parti in causa" di CESSARE IL FUOCO, perche' ci
sembra giunto il momento di fermarsi a riflettere, e vorremmo che
tutti lo facessero, tutti coloro che usano le armi - siano esse bombe
sganciate dagli aerei o autobombe lanciate contro edifici.
Per una volta vorremmo che le parole sostituissero i proiettili, che
venissero prese in considerazione come strumento di dialogo.

Insieme con noi, lo promuovo Noam Chomsky, Ignacio Ramonet, Hans van
Sponeck, Rigoberta Menchu, Oscar Luigi Scalfaro, Riccardo Muti,
Ermanno Olmi e molte altre persone che ritengono indispensabile un
ritorno alla ragione e all'umanita'.
Chiediamo a tutti voi di aderire, sottoscrivendo l'appello "cessate il
fuoco" sul sito emergency.
Vi chiediamo anche di far conoscere a quante piu' persone possibile
l'esistenza di questo appello, e di invitarle a firmarlo, facendo
girare questa news o - meglio ancora - utilizzando il form sul sito.

Su Peace Reporter troverete l'appello in
diverse lingue, quindi potrete invitare all'adesione anche i vostri
amici all'estero.
Peace Reporter pubblichera' inoltre approfondimenti, news e interventi
sui temi proposti nell'appello.
Un'ultima cosa: se qualcuno ha riposto la bandiera arcobaleno o lo
straccio di pace, e' importante tirarli fuori, adesso.
Un abbraccio a tutti.

Dalla newsletter d'emergency

Il testo dell'appello

I cittadini del mondo non riescono neppure piů a piangere le tragedie del terrore: a una bomba segue un'autobomba, a ogni morto una vendetta che genera altri morti e altre vendette.
Nomi diversi – guerra, terrorismo, violenza – si traducono poi, tutti, in corpi umani fatti a pezzi e in pezzi di umanitŕ perduti per sempre.

Non vogliamo piů vedere atrocitŕ: č disumano che gli esseri umani continuino ad ammazzarsi.

Fermiamo questa spirale, o alla fine non resterŕ piů niente, nessuno avrŕ avuto ragione o torto, ci sarŕ solo una catena infinita di lutti e distruzioni.

Chiediamo a tutti coloro che stanno praticando e progettando attentati e guerre di fermarsi.

Chiediamo il tempo per riflettere, non possiamo assistere impotenti al dilagare della follia omicida.

A tutti coloro che promuovono la violenza, clandestini organizzatori di stragi o visibilissimi dittatori o presidenti, noi cittadini chiediamo: "cessate il fuoco!"

Una appello promosso da Emergency con:

Noam Chomsky, Docente Massachusetts Institute of Technology; Ignacio Ramonet, Direttore Le Monde Diplomatique; Oscar Luigi Scalfaro, Presidente della Repubblica 1992-1999; Hans van Sponeck, ex Coordinatore ONU per l'Iraq; Rigoberta Menchu', Premio Nobel per la Pace 1992; Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina 1986; Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura 1997; Jack Steinberger, Premio Nobel per la Fisica 1988;
Leonardo Boff, Filosofo; Tavola Valdese, Unione delle chiese valdesi e metodiste in Italia; Inge Schoental Feltrinelli, Editore; Gino Strada, Fondatore di Emergency; Ermanno Olmi, Regista;
Riccardo Muti, Direttore d'orchestra; Pietro Ingrao, Scrittore; Carlo Ossola, Docente College de France; Padre Alex Zanotelli, Missionario Comboniano; Rabbi Michael Lerner , Direttore rivista Tikkun; Sari Hanafi, Direttore Palestinian Diaspora and Refugee Centre; Peretz Kidron, Giornalista e scrittore; Yesh Gvul, Movimento dei soldati israeliani contro l'occupazione; Sylvie Coyaud, Giornalista; Farid Adly, Giornalista; Hebe de Bonafini, Presidente Madri di Plaza de Mayo; Teresa Sarti, Presidente di Emergency; Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera; Carlyle Vilarinho, Capo di gabinetto del Governo Brasiliano; José Graziano da Silva, Ministro "Fame Zero" del Governo Brasiliano; Amos Oz, Scrittore; Andrea Camilleri, Scrittore; Mons. Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta; Tiziano Terzani, scrittore; Giulietto Chiesa, Giornalista; Vauro Senesi, Giornalista; Franca Rame, Attrice; Lella Costa, Attrice; Moni Ovadia, Attore

"Su cio' di cui non si puo' parlare, non si deve tacere... ma si deve scrivere"

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