Croni-storia della crisi ivoriana, firmata dall'autore di "Allah n'est pas oblige'", apparsa sul quotidiano l'Humanité il 7 febbraio, tradotta su WarNews.
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vendredi, février 07, 2003
War and Wisdom di Nicholas D. Kristof
resident Bush and Colin Powell have adroitly shown that Iraq is hiding weapons, that Saddam Hussein is a lying scoundrel and that Iraqi officials should be less chatty on the telephone.
But they did not demonstrate that the solution is to invade Iraq.
If you've seen kids torn apart by machine-gun fire, you know that war should be only a last resort. And we're not there yet. We still have a better option: containment.
That's why in the Pentagon, civilian leaders are gung-ho but many in uniform are leery. Former generals like Norman Schwarzkopf, Anthony Zinni and Wesley Clark have all expressed concern about the rush to war.
"Candidly, I have gotten somewhat nervous at some of the pronouncements Rumsfeld has made," General Schwarzkopf told The Washington Post, adding: "I think it is very important for us to wait and see what the inspectors come up with." (The White House has apparently launched a post-emptive strike on General Schwarzkopf, for he now refuses interviews.)
As for General Zinni, he said of the hawks: "I'm not sure which planet they live on, because it isn't the one that I travel." In an October speech to the Middle East Institute in Washington, he added: "[If] we intend to solve this through violent action, we're on the wrong course. First of all, I don't see that that's necessary. Second of all, I think that war and violence are a very last resort."
Hawks often compare Saddam to Hitler, suggesting that if we don't stand up to him today in Baghdad we'll face him tomorrow in the Mediterranean. The same was said of Egypt's Gamal Abdel Nasser, whom the West saw as the Hitler of the 1950's and 1960's. But as with Nasser the analogy is faulty: Saddam may be as nasty as Hitler, but he is unable to invade his neighbors. His army has degraded even since the days when Iran fought him to a standstill, and he won't be a threat to us tomorrow; more likely, he'll be dead.
A better analogy is Muammar el-Qaddafi of Libya, who used to be denounced as the Hitler of the 1980's. Saddam and Colonel Qaddafi are little changed since those days, but back then we reviled Mr. Qaddafi — while Don Rumsfeld was charming our man in Baghdad.
In the 1980's Libya was aggressively intervening abroad, trying to acquire weapons of mass destruction, losing air battles with American warplanes and dabbling in terrorism. Its terrorists bombed a Berlin nightclub patronized by American soldiers and blew up a Pan Am airliner over Scotland. Libya was never a military power on the scale of Iraq but was more involved in terror; indeed, one could have made as good a case for invading Libya in the 1980's as for invading Iraq today.
But President Ronald Reagan wisely chose to contain Libya, not invade it — and this worked. Does anybody think we would be better off today if we had invaded Libya and occupied it, spending the last two decades with our troops being shot at by Bedouins in the desert?
It's true, as President Bush suggested last night, that Saddam is trying to play games with us. But the inspectors proved in the 1990's that they are no dummies; they made headway and destroyed much more weaponry than the U.S. had hit during the gulf war.
Even if Saddam manages to hide existing weapons from inspectors, he won't be able to refine them. And he won't be able to develop nuclear weapons.
Nuclear programs are relatively easily detected, partly because they require large plants with vast electrical hookups. Inspections have real shortcomings, but they can keep Saddam from acquiring nuclear weapons.
Then there's the question of resources. Aside from lives, the war and reconstruction will cost $100 billion to $200 billion. That bill comes to $750 to $1,500 per American taxpayer, and there are real trade-offs in spending that money.
We could do more for our national security by spending the money on education, or by financing a major campaign to promote hybrid cars and hydrogen-powered vehicles, and taking other steps toward energy independence.
So while President Bush has eloquently made the case that we are justified in invading Iraq, are we wise to do so? Is this really the best way to spend thousands of lives and at least $100 billion?
Andrea Valente, il papŕ della PecoraNera ha proposto di mandare una mail di protesta alla Rai che pare stia pian piano boicottando la nota trasmissione per bambini "L'albero azzurro": ultimamente va in onda alle nove del mattino, quando i bambini sono giŕ a scuola o all'asilo.
Chi volesse accogliere l'invito, clicchi qui e mandi una mail segnalato da una MenteLunatica alle 1:44 AM
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Medio Oriente: Dieci morti in 24 ore nei Territori A.Sacchetti
Otto palestinesi e due israeliani hanno perso la vita in diversi scontri a fuoco avvenuti nei Territori nelle ultime 24.
Sul Monte Gerezim, vicino a Nablus, due palestinesi armati hanno tentato di penetrare in un avamposto militare. Una volta scoperti, hanno ingaggiato una lunga sparatoria con i soldati israeliani. Morti i due assalitori e due militari.
Altri due palestinesi (gli infermieri Abdul Karim Labed e Omar Hassan) sono stati invece uccisi da un razzo sparato la scorsa notte da un elicottero israeliano nei pressi dell'Ospedale Amal di Gaza. Fonti militari israeliane sostengono che il razzo era stato sparato "a fini di deterrenza".
Senegal: Muore una donna nel saccheggio di Sindian di Christian Benna
Ieri notte una sessantina di uomini armati hanno preso d'assalto alcuni negozi di Sindian, villaggio della regione meridionale del Casamance.
Durante il saccheggio gli assalitori, presumibilmente appertenenti ai ribelli del Mfdc, hanno derubato e incendiato tre negozi.
All'interno di uno di questi una donna di 60 anni non e' riuscita a fuggire le fiamme morendo carbonizzata.
Irlanda del Nord: Lealisti "dissidenti" fuggono in Scozia di Enrico Piciarelli
A sorpresa forse si č arrivati all'epilogo della sanguinosa faida lealista degli ultimi mesi. Ieri sera oltre 100 componenti dell'ala "dissidente" dell'UDA, facente capo a Johnny Adair, sono partiti per la Scozia abbandonando le loro abitazioni a Lower Shankill.
La fuga di massa sembra collegata al doppio omicidio di Gregg e Carson, il primo dei quali leader delle forze "regolari" dell'UDA.
La polizia nordirlandese ha effettuato parecchi rastrellamenti negli ultimi due giorni, ritenendo chiare le responsabilitŕ degli "squadroni
della morte" di Adair riguardo all'omicidio dei due uomini. Si ritiene che l'esodo sia un tentativo dei "dissidenti" lealisti di sfuggire alla
stessa sorte del loro capo, in carcere dal 10 gennaio, oltre che alle purtroppo attese ritorsioni dell'UDA.
Nigeria: Proseguono gli scontri inter-etnici a Warri: 20 morti di M. Losciale
Resta alta la tensione a Warri, cittŕ del Delta del Niger, nella Nigeria meridionale. Proseguono, infatti, gli scontri iniziati domenica
scorsa tra giovani appartenenti all'etnia Urhobo e quelli di etnia Itshekiri.
Tra le 12 e le 20 persone, tra cui due agenti di polizia, hanno perso la vita e molte case sono state date alle fiamme.
Giornali su Internet: Un'audience che cresce del 20 per cento l'anno. L'informazione, il business ed il fenomeno dei "blogger"
di Anna Masera
"Intanto, dopo l´11 settembre č nato un nuovo fenomeno mediatico su Internet con cui i giornali si contendono i lettori: quello dei «blog» (crasi di «web log»), siti amatoriali nei quali persone di ogni estrazione ed esperienza pubblicano quotidianamente quello che vedono, sentono dire, immaginano, o semplicemente pensano. Secondo la definizione del Wall Street Journal «riflettono il meglio di Internet: un medium informale per idee informate, anarchico, commercialmente ingenuo e affascinante». E´ il momento del giornalismo «personale». «Questa straordinaria diffusione dei "mezzi di produzione" dell´informazione č un effetto indubitabile che la rivoluzione digitale ha avuto sulla societŕ, i cui effetti non si sono ancora potuti apprezzare pienamente» scrive Riccardo Staglianň nel suo libro Giornalismo 2.0 (editore Carocci). La varietŕ qualitativa dei giornali-blog diaristi della Rete č enorme, la loro affidabilitŕ molto diversa da caso a caso. Ma il fenomeno fa notizia. Famoso un incidente apparentemente minore tra studenti pro e contro la causa dei palestinesi all'universitŕ di San Francisco: non ne parlň nessun giornale, salvo una «breve» sul San Francisco Chronicle. Ma i blogger la presero tanto a cuore da farla diventare una questione nazionale e alla fine divenne, appunto, una storia per New York Times, Los Angeles Times, Washington Post, Msnbc. I blogger sono tanti: solo in America 970 mila, secondo una stima recente, contro i 343 mila di un anno fa. Anche in Italia il fenomeno č dilagante (per una panoramica dei blog italiani si puň partire da www.blog-it.net), e ci sono anche tanti siti personali di giornalisti: da Dagospia (www.dagospia.com) di Roberto D´Agostino a Wittgenstein (www.wittgenstein.it) di Luca Sofri a Giornalismi.splinder.it di Giovanni Cocconi a Quinto Stato (www.quintostato.it) di Carlo Formenti. Secondo John Pavlik, direttore dei New Media alla Scuola di Giornalismo della Columbia University di New York, «poiché i new media possono essere interattivi, su richiesta, personalizzabili; poiché possono incorporare nuove combinazioni di testi, immagini fisse e in movimento; poiché possono creare nuove comunitŕ basate sugli interessi e le preoccupazioni comuni dei lettori e poiché dispongono di uno spazio quasi illimitato per offrire livelli di approfondimento, materiali d´archivio e un contesto inimmaginabili in qualsiasi altro medium, essi possono davvero trasformare il giornalismo». Rispetto ai mezzi tradizionali che si rincorrono nel catturare il minimo comune denominatore di un pubblico indifferenziato, il medium elettronico ha il vantaggio di potersi rivolgere a nicchie ben individuate"
Dear Secretary Powell...
Yet what message is sent to the world when the President of the United States condemns torture by Iraq, while unnamed officials of his administration defend, and even gloat about, the use of torture against detainees held, or once held, by the United States? L'intera lettera
Prima che il Segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell presenti le prove sui programmi armamentari in Irak e sui collegamenti terroristici alle Nazioni Unite, l'amministrazione di Bush dovrebbe rispondere sul fatto che le prove sono state ottenute da detenuti attraverso la tortura.
Recenti rapporti documentano che le prove che Powell intende presentare sono state fornite da interrogazioni a detenuti negli Stati Uniti e dai suoi alleati nella guerra al terrorismo. Un articolo del 26 dicembre sul Washington Post riportava le testimonianze di ufficiali anonimi dell'amministrazione Bush che denunciavana che i sospetti facenti parte di al-Qaida erano stati torturati o maltratati nelle prigioni statunitensi in Afghanistan e che altri erano stati portati in regioni dove gli Stati Uniti sapevano che avrebbero potuto torturarli a piacimento. Sin dalla pubblicazione di quesll'articolo, nessun ufficiale statunitense ha smentito queste asserzioni o annunciato nuove misure.
Nella lettera al Segretario di Stato Powell, si chiede di dichiarare che ogni uso degli ufficiali statunitensi di pratiche di tortura sarŕ perseguito e che gli Stati Uniti non hanno interesse per prove ottenute sotto tortura o con altre tecniche condannate a livello internazionale e che Washington non porterŕ i detenuti in regioni dove loro possono ricevere tali trattamenti.
"Nel suo discorso, il Presidente Bush ha detto che il governo d'Iraq č "evil" perchč usa la tortura, ma la tortura č "evil" a prescindere da chi la usa".
La maggior parte del mondo, inoltre, ora sa che gli USA stanno torturando o maltrattando ripetutamente i detenuti ed usando questo metodo condannato ovunque come illegale ed immorale per ottenere informazioni e la presentazione delle prove al Consiglio di Sicurezza non ispirerŕ perciň fiducia. segnalato da una MenteLunatica alle 2:49 PM
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Colombia: Le FARC uccidono otto amministratori di Bertulu
Almeno otto leader della comunitŕ locale del villaggio di Piamonte, nel dipartimento di Cauca, sono stati assassinati nei giorni scorsi; le notizie trapelate sono tuttavia ancora frammentarie.
Cecenia: Altre 30 vittime. Proteste per il referendum di Bertulu
Proseguono senza sosta le violenze in Cecenia, particolarmente nelle montagne a sud e nella capitale, dove le truppe federali e i guerriglieri continuano a combattersi con costante ferocia; solo nell'ultimo fine settimana infatti si contano non meno di 30 vittime.
Sudan: Riprendono i colloqui di pace di D. Bertulu
Dopo una pausa di protesta intrapresa dalla delegazione dei ribelli dell'SPLA e dal suo braccio politico SPLM, in seguito all'offensiva del governo nel territorio meridionale di Ler, sono finalmente riprese le trattative di pace in Kenya.
Algeria: Uccisi otto civili e nove integralisti di Daniele Bertulu
Un ennesimo massacro di civili č stato compiuto nelle regioni
settentrionali del Paese nordafricano: i cadaveri di sette persone (quattro
bambini e tre ragazze) sono stati rinvenuti a Sidi Bel Abbčs, all'interno
di un'abitazione del quartiere periferico di Sorecor.
Costa d'Avorio: Abidjan sull'orlo di una guerra civile di C. Benna
Disordini, proteste e 12 morti: č il bilancio di una settimana di "pace" ad Abidjan. Gli accordi del 24 gennaio, promossi e coordinati
dall'Eliseo per porre fine a 4 mesi di crisi politico-militare in Costa d'Avorio, hanno scatenato la reazione dei sostenitori di Gbagbo, che da una settimana infiammano a migliaia le strade della capitale, compatti e spesso violenti si schierano contro l'ipotesi di un governo di riconciliazione nazionale.